COMBATTI LA POVERTÀ, RIVOLTA LA CRISI

COMBATTI LA POVERTÀ RIVOLTA LA CRISI

Alcuni giornali hanno erroneamente riportato che al presidio di sabato 14 dicembre a Gallarate era presente anche il nostro collettivo.

In realtà non abbiamo partecipato a quell’iniziativa, non perché non vi siano delle ottime ragioni per ribellarsi al dilagante impoverimento economico e sociale, ma perché all’interno di quell’iniziativa erano vistosamente presenti anche gruppi che propongono inaccettabili soluzioni peggiorative.

L’equivoco nasce dalla presenza di uno striscione “Combatti la povertà rivolta la crisi” che qualcuno ha in buona fede pensato di staccare dalla rete del campo autogestito di Via (le) Forze Armate (dove campeggia da mesi) per portarlo ad un’iniziativa che si presentava come un’occasione per protestare contro i responsabili di questa drammatica situazione economica e sociale.

Siamo convinti che buona parte di coloro che hanno partecipato a quell’iniziativa erano mossi da altrettanta sana e genuina rabbia nei confronti di una politica di austerità che ha depredato le tasche del 90% degli italiani a favore del solito 10% di italiani.

Per noi la necessità di ribellarsi nasce dal desiderio di star meglio e non peggio, di ampliare le libertà, di ridistribuire equamente la ricchezza, di combattere la  povertà.

Siamo invece molto preoccupati da chi, al contrario, dalla crisi pensa di uscire resuscitando vecchi nazionalismi, proponendo la sostituzione dell’attuale dittatura finanziaria con una militare (il governo di transizione guidato dai militari), che vaneggia di antisemitismo e di caccia allo straniero.

Siamo retrò ad insistere nel non voler aver nulla a che fare con i neofascisti?

No, siamo attualissimi. Forse qualcuno si è dimenticato della repubblica di Weimar, della Germania schiacciata dal debito (di guerra) e dell’esito di quelle politiche di austerità che hanno favorito la nascita e l’affermarsi del nazismo?

Di nuovo in Europa si respira aria di austerità e di nuovo qualcuno propone la medesima devastante soluzione finale.

Per noi l’esigenza di ribellarsi (che oggi appare decisamente diffusa) nasce:
dalle condizioni in cui viviamo; dall’impoverimento generale; dal 10 % di italiani che spolpano il restante 90%; dai politicanti, legittimi rappresentanti solo degli interessi di questo 10%, dal finanziamento di banche e banchieri (a cui l’Europa ha regalato in 3 anni 4.500 miliardi di euro), dai possessori di grandi capitali, dalle agenzie di rating, dalle Lobby militari (che sottraggono 40 miliardi di euro a tutt@ per le loro amatissime armi da guerra ad iniziare dagli F35), dalle Lobby delle grandi opere (20 miliardi solo per la TAV in Valsusa), dalla spending review che taglia i servizi per lasciare solo gli affari (per cui paghiamo le tasse per arricchire gli amici degli amici e non per fruire di servizi pubblici).

Queste e molte altre sono le ragioni che ci spingono a ribellarci contro il Governo dei banchieri e dei manganelli, capeggiato da comitati d’affari mascherati da partiti.

COMBATTI LA POVERTÀ, perché la povertà va combattuta e non accettata;

RIVOLTA LA CRISI, perché la rivolta è l’unica strada per combattere la crisi, perché per combattere un sistema bisogna rivoltarlo come un calzino e soprattutto ci vuole il coraggio di saper sognare per costruirne uno migliore.

Molte sono le ragioni che oggi spingono a ribellarsi, alcune diverse da quelle che noi abbiamo sollevato, ma le ragioni di un agire comune, sempre possibile, non possono trascinarsi equivoci che rischiano di favorire percorsi peggiori di ciò che si vorrebbe combattere!

Collettivo Ultimi Mohicani

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