Solidarietà ai/alle compagni/e!

Riceviamo e pubblichiamo:

Quella che è stata messa in campo in questi mesi dallo Stato è una flotta armata di tutto punto per mantenere la pace sociale in questo periodo difficile: la crisi che non finisce, le recenti rivolte sparse per il mediterraneo, le proteste studentesche, non più solo pacifiche e pacificate, in mezza Europa, il piano Nato Urban Operations in the Year 2020 che appare ogni giorno più realistico … insomma, meglio non rischiare e prevenire, piuttosto che curare. Da qualche mese stiamo insomma assistendo a una ondata di repressione preventiva a tappeto.

Vengono così colpite tutte quelle realtà che si ostinano a non volersi allineare, che non accettano di protestare, sì, ma solo tra i confini dettati dal bavaglio della demagocrazia. Nel varesotto a febbraio 12 avvisi orali servono ad intimidire altrettanti ragazzi/e, e le cariche al corteo contro la repressione e l’arresto di un compagno, Oscar (condannato a 8 mesi e con foglio di via da Saronno per 5 anni) tentano di spegnere ogni dissenso reale nella provincia di Bossi e

Maroni.

Ad aprile 5 arresti a Bologna, perquisizioni in tutta Italia, diversi fogli di via ai compagni. Al corteo contro la repressione perquisizioni, denunce provocatorie e solita militarizzazione della città.

A maggio a Firenze 78 indagati e 22 misure cautelari, con 5 ragazzi costretti ai domiciliari.

E quando non spuntano manganelli, denunce, avvisi orali o arresti domiciliari ecco che il regime utilizza il terrorismo: giornali, televisione e militarizzazione di ogni angolo di città servono per terrorizzare i più, per impedire che chi si organizza per lottare contro questo sistema infame possa trovare simpatie, appoggi e complicità tra il resto della popolazione. Come successo a Caorso, dove un clima da guerra creato ad hoc ha cercato di impedire alla lotta contro il nucleare di allargarsi e radicalizzarsi.

Non ci stupisce la veemente reazione di chi affonda nell’immobilismo delle cose la propria poltrona.

Non ci stupisce che ad essere colpite siano quelle realtà e quelle individualità che intendono davvero mettere in discussione l’esistenza stessa dello Stato e di questo Ordine, portando un conflitto reale nelle nostre fetide città.

Terrorista e criminale è chi imprigiona e bombarda, non chi si ribella!

La nostra sincera e calorosa solidarietà va a chi, schiacciato da un cielo plumbeo, sceglie di procurar tempesta, a Firenze a Bologna ed ovunque.

“La polizia (e la) politica mi hanno definito violento, eppure io non ho mai incatenato un mio “fratello”, non ho mai ucciso, non ho mai speculato sulla sofferenza e sulla disgrazia altrui, non ho mai fatto guerre, non ho costruito lager, non ho mai umiliato nessuno, non ho mai rubato un centesimo ad un povero, non ho mai pensato che un qualunque uomo o donna, di qualunque provenienza e “colore”, possa essere inferiore o meno meritevole di me. Vorrei sapere se chi mi accusa di essere “violento” e “antisociale” può dire altrettanto.”

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